Come riconoscere il bisogno del cliente

Si sente spesso parlare di creare un bisogno per il mercato. All’interno di un settore già saturo, una strategia è quella di creare un bisogno per il cliente di quel mercato, metterlo quindi nelle condizioni di acquistare quello che fino al giorno prima non aveva bisogno di acquistare, perché non sapeva di averne bisogno.

Come potete capire dalla mia interpretazione, questo ragionamento non mi trova d’accordo. Sono convinto che sia alla base della società consumistica e, pur occupandomi di comunicazione per le aziende, credo ci siano spazi per nuovi prodotti senza arrivare necessariamente a questo punto.

 

La differenza tra chi ha creato un bisogno e chi ha saputo riconoscerlo

Io tendo sempre a cercare, se ce ne fosse la possibilità, non la creazione di nuovi bisogni, ma la risposta a bisogni già esistenti a cui ancora non è stata data risposta. Non è una scelta particolare o unica, ne sono cosciente, ma è un modo di lavorare che sento più mio, più in linea con la scelta che mi porta a sviluppare le strategie che propongo.

Faccio un esempio.

In Italia abbiamo già una grande disponibilità di frutta, possiamo diversificare il consumo e ci nutriremmo comunque in maniera sana. Da dove nasce il bisogno di frutta esotica (mango, avocado, ananas, papaya, …) se non da una spinta dall’alto, non certo dalla base? Adesso ci troviamo con diversi coltivatori che sviluppano piantagioni di questi frutti nel Sud Italia, ma fino a qualche anno fa si parlava esclusivamente di frutta importata, con costi elevati. Vogliamo poi parlare del gusto? A chi è capitato di andare in uno dei Paesi produttori di questi frutti e di assaggiarne uno appena colto, si è immediatamente reso conto che nulla avevano a che vedere con i frutti consumati in Italia.

A me piace andare controcorrente.

 

riconoscere bisogno del cliente - blog cover visenti strategie
Immagine creata con AI

 

Pensate a Technogym, a Lago – Arredamenti, a Cirque du Soleil e a tantissime altre aziende e realtà professionali.

Nessuna di queste è una società benefica e dalle loro scelte hanno avuto comunque successo, ma la scelta che hanno fatto, appunto, non si è rivolta a creare bisogni, ma risolvere esigenze già presenti. 

Sono fermamente convinto della responsabilità sociale delle aziende. Non voglio essere considerato un “bacchettone”: i mercati esistono, così come le aziende, che devono comunque avere profitti. Ma c’è modo e modo di farli. La domanda “etica” è poco indirizzabile dall’alto, se non con enormi investimenti e con risultati (forse) nel lungo periodo, ma un piccolo passo, quello di rispondere alle esigenze già presenti, forse può servire a staccarci da un mondo non così bello come vorremmo.

È nato prima l’uovo o la gallina? È nata prima la domanda o l’offerta?

Voglio pensare che sia nata e nasca sempre prima la domanda e la risposta sia conseguente.

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