Analisi dei dati

Avete presente quando dopo una campagna elettorale tutti noi elettori vediamo una realtà (chi ha vinto e chi ha perso), ma i partiti dicono tutti di aver vinto?

Poche volte c’è stata un’analisi corretta anche in caso di sconfitta e sempre perché non si poteva fare finta di aver raggiunto una vittoria che in realtà non esiste.

Alla base di tutto ciò ci sono dati analizzati in maniera tale da mostrare agli elettori solo una parte di realtà (purtroppo in Italia la campagna elettorale inizia appena termina la precedente). Ad esempio, presentare una vittoria in due-tre province alle elezioni politiche e farla passare come l’obiettivo ricercato, quando la vittoria si valuta su livello nazionale, non la si può definire una falsità, ma è certamente una “verità inutile”.

Questo è ciò che dovete evitare con la vostra azienda quando fate un’analisi dei propri dati: visite al sito, vendite, e quant’altro abbiate la possibilità di analizzare, non interessa a nessuno se fate vedere di essere un’azienda di successo e certamente non serve a voi.

Ma i dati come vanno analizzati?

Ci sono figure professionali preposte a questo, da parte mia cercherò di dare delle indicazioni generali, di massima, per farvi entrare una pulce nell’orecchio.

Valutiamo, come ormai sapete perché ve lo ripeto ogni volta, l’analisi dal punto di vista della comunicazione.

Avete un sito ed entrate in Google Analytics per controllare le visite da parte dei navigatori. “Caspita, nell’ultimo mese ho avuto un migliaio di visite al sito, caspita allora funziona, Ma allora come mai non vendo?” (RIPETO, la comunicazione non serve a vendere, o almeno, non deve essere fatta con questo obiettivo.

Un’ottima comunicazione realizzata per un prodotto di cui il mercato non sente l’esigenza avrà irrimediabilmente insuccesso.)

Perché un migliaio di visite ad un sito non corrispondono a un migliaio di persone che navigano il sito, guardano le pagine prodotti, si informano sulle attività aziendali.

Come prima cosa devono essere valutate le frequenze di rimbalzo. Cosa sono? L’algoritmo di Google calcola il tempo in cui un indirizzo IP, dopo essere entrato in Home Page, sceglie di uscire da sito. Ad esempio, tutte le volte che entrando in un sito vi rendete conto che avete sbagliato e non è il sito che cercate e di conseguenza uscite, questa viene considerata una frequenza di rimbalzo.

Se avete un migliaio di visite e metà di queste fossero frequenze di rimbalzo, vedete come i dati cambiano considerevolmente.

Altro aspetto da tenere presente sono le visite ripetute. 

Visto che avete la possibilità di vedere gli indirizzi IP che visitano il sito, dovete controllare che le visite avvengano da indirizzi diversi, altrimenti il numero di visitatori diminuisce ancora.

Terzo elemento da valutare, il tempo di visita alle pagine. Alti tempi di visita delle pagine di presentazione aziendale e bassi tempi per le pagine prodotti, ad esempio, potrebbe essere analizzato con un alto interesse a capire chi è l’azienda, interesse che poi non viene trasferito in un altrettanto elevato interesse per i prodotti. I prodotti non interessano? Non sono in linea con la tecnologia richiesta dal mercato? La presentazione dei prodotti è troppo complicata? È complicato trovate le pagine o le informazioni?

Tutte queste (e chissà quante altre) sono domande che vi dovete porre per capire meglio, ma una cosa non dovete fare: scegliere la risposta per voi più semplice, non serve a nessuno, tantomeno a voi, e non vi aiuterà a risolvere il problema.

Ultima cosa da valutare (controllare questo è difficile se non impossibile a volte) è che una stessa persona, per una serie di motivi a voi sconosciuti, possa visitare il vostro sito da indirizzi diversi.

Riassumendo, di quel migliaio di visite al sito, se togliamo le frequenze di rimbalzo, le visite dalla stessa persona da più indirizzi IP o anche dallo stesso, le visite sbilanciate tra le pagine del sito, potrebbe essere che di visitatori interessanti ne rimangano pochi.

Analizzare i dati può non essere semplice, ed è il motivo per cui ho anticipato che ci sono professionisti specializzati.

Se non volete affidarvi a questi, almeno fatevi aiutare dalle persone che lavorano attorno a voi, confrontatevi, sappiate ascoltare e, soprattutto, sappiate dire “ho sbagliato”, non fate come Fonzie del telefilm Happy Days, e sappiate cambiare direzione: per quanto questo possa costare, costerà sempre meno di buttare un progetto o un prodotto solo perché non sapete cosa è successo.

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