Consulenti di marketing

Una delle cose che dico spesso durante gli incontri con gli imprenditori è che ci sono moltissimi consulenti che lavorano benissimo; anche se non hanno la mia idea di comunicazione, ciò non vuol dire che non siano professionali o che non siano in grado di raggiungere gli obiettivi.

Questo non presuppone che tutti i consulenti di marketing lavorino bene.

Quante volte mi è capitato di trovarmi davanti ad imprenditori che hanno rifiutato il mio supporto (come quello di altre figure professionali come la mia o simili) solo perché avevano bruciato investimenti, a volte ingenti, con consulenti che li avevano ingannati e non avevano i mezzi per poter capire quando venivano presi in giro.

Non capendo come fare a capire chi avevano davanti avevano scelto di rischiare e prendersi le responsabilità di eventuali fallimenti del loro progetto.

Non posso dire che ho la soluzione definitiva per garantirvi che non verrete più ingannati, ma certamente alcune “dritte” per scremare i contatti ve le posso dare.

Quando parlo di imprenditore intendo il CEO di una multinazionale tanto quanto la persona che con fatica ha aperto e fatto crescere una azienda metalmeccanica di 10-20 persone. Tenendo presente tutto ciò il consulente deve considerare il livello di competenza che ha la persona che ha di fronte.

L’inglese è una lingua importante nel marketing e nella comunicazione, ma non può essere utilizzato per “spaventare” i clienti, per metterli nelle condizioni di doversi fidare perché “… senti come parla…”. Vogliamo veramente tornare a quando i fedeli andavano in chiesa per ascoltare una messa in una lingua che non comprendevano, così ritenevano che i sacerdoti fossero figure “importanti” da temere e seguire?

Non sto dicendo di fare come gli spagnoli che chiamano computadora il computer, o come i francesi che tendono a non utilizzarlo del tutto, ma a tutto c’è un limite.

Approfondendo l’argomento “lingua” non risolviamo quanto appena detto se prendiamo un termine in inglese e lo italianizziamo. Gli appuntamenti non vanno rischedulati (e qui Word mi sottolinea la parola in rosso), vanno riprogrammati: questo è solo un esempio.

Altro consiglio. Ascoltate chi vi trovate di fronte, sentite come si confronta con voi, cercate di capire se vuole comprendere chi siete, cosa cercate o se cerca di vendervi una consulenza.

Un consulente è esattamente ciò che dice la parola, non è un dio. Può sbagliare, può essere una figura non adatta alla vostra azienda, ma soprattutto diventa la persona giusta per voi quando si immedesima in voi.

Deve essere per voi un aiuto, deve darvi consigli, reimpostare ambiti aziendali che sono importanti, ma che probabilmente non fanno parte delle vostre competenze. Deve avere rispetto di ciò che avete creato, delle vostre idee, dei vostri collaboratori e dipendenti.

Un ultimo consiglio. Essere capaci non obbliga a dare sfoggio delle proprie capacità. Voi avete un modo di essere, di ragionare, di muovervi nel mondo del business.

Il consulente ha l’obbligo di mettersi al vostro livello per comprendere al meglio come aiutarvi. Se la figura che avete di fronte tende a parlarvi delle sue conoscenze, di quanto ha fatto crescere il fatturato di quella tale azienda e tutto ciò lo fa vantandosi come il pavone che fa la ruota, dubitate fortemente che sia la persona giusta per voi.

Spero di avervi dato un piccolo aiuto. Ricordate che sono io che entro nella vostra azienda, anche se siete voi a chiamarmi. Se una persona entra a casa nostra, anche se è un amico, chiede permesso e si pulisce le scarpe. 

Pretendetelo anche per la vostra azienda.

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